25 aprile 2007

Progetti e segreti

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Parole di controllo, di vita e di morte. La mia vendetta. Ecco cosa voglio, cosa mi serve... cosa intendo fare stanotte a Praga. Ho due sere, siamo al 23 dicembre, dopodomani ci sarà il gran finale di quel pezzo di merda che ha ucciso mia sorella. Lui e i suoi scagnozzi la pagheranno cara, molto cara! Era solo una studentessa, una maga alle prime armi... conosceva poco questo mondo e ha sbagliato. Perchè ti sei gettata in questa storia, perchè? Eppure, ti devo vendicare. Non so se i miei compagni di viaggio comprendono cosa voglia dire: Justin sembra mosso da qualcosa di simile, eppure non è la stessa cosa. La sua amica è viva. Forse. Ha una speranza. Io mi muovo in un mondo di crudeli cacciatori di sangue senza una vera speranza, solo la possibilità di distruggerli prima che distruggano me. Voglio porre fine a questa sofferenza, distruggere una volta per tutte il loro dominio... fermare questo protrarsi nei secoli del loro dominio di terrore. Non me ne frega un cazzo delle loro altre vittime: io voglio solo distruggerli! Vorrei anche riprendere la mia vita di prima, prima che capissi che c'era altro fuori, nella notte, prima che facessi parte di questo quant'altro. Ma non si può tornare indietro. Pace. Farò del mio meglio lo stesso. Ho tante cose da imparare, ancora, una volta finito questo compito. Atlantide ed i suoi misteri mi attendono.

24 aprile 2007

Cacciatori di Fantasmi

Questa "esperienza italiana" mi ha davvero stancato. E' accaduto tutto tranne quello che mi sarei aspettato, e dire che da quando vedo i morti pensavo di avere una vita movimentata...
I giorni successivi alla "gita" nella cripta di Torino si sono rivelati abbastanza noiosi, La Spezia è un mortorio, le donne italiane non sono come me le aspettavo ed io e Justin ci siamo ridotti a berci qualche birra in un pub locale mentre Padre Aloisi pare spesso impegnato con alcuni "nuovi amici", mah... non mi importa o forse, non voglio sapere.
Una sera ero mezzo ubriaco, sono stato avvicinato nel cesso del pub da una certa Maria, in un primo momento sembrava affascinante e vogliosa poi si è rivelata per quello che è in realtà... una maga? è così che si chiamano? che CI chiamiamo? Comunque il suo modo di fare non mi è affatto piaciuto, ho preso il suo numero di telefono e l'ho mandata a cagare...troia volgare...
Justin è sempre più in paranoia a causa di quello che ci è successo ma soprattutto a causa della sua...amica...scomparsa... Poveraccio, non so che farei nelle sue condizioni di impotenza mentre lei è... chissà dove. Io e Don Aloisi abbiamo prenotato il viaggio di ritorno, ma pare che lui voglia restare ad attendere nuovi sviluppi sulle indagini.
Un paio di giorni prima di ripartire è successo qualcosa che ancora una volta ci ha strappato dalle nostre vite, ormai non più normali. All'uscita di un pub io e Justin abbiamo assistito ad una scena alquanto inquietante: tre spettri... si, spettri con vestiti medioevali, con tanto di tuniche e spade stavano trascinando via una bambina, in carne ed ossa.
Paura, si... ma non potremmo chiamarci uomini se avessimo ignorato le richieste d'aiuto della bambina, eppoi chi, se non noi, avrebbe potuto avere a che fare con quelle creature? Siamo intervenuti, qualche inutile colpo di pisolta ma sufficienti a strappare la bimba dagli artigli di quei mostri e fuggire portandola via con noi.
Con il nostro italiano stentato siamo riusciti a farci dire dove fosse la casa della piccola e l'abbiamo riaccompagnata...soprpresa...il quartiere era illuminato a giorno dai lampeggianti delle forze dell'ordine locali...
Di li a poco scopriamo che la famiglia della bambina è stata barbaramente sterminata, ed il resto della nottata, come è prevedibile, lo passiamo in questura.

Conseguenze

Karlův most è illuminato solo dai lampioni di Staré Město, mentre una pioggia leggera e fastidiosa si abbatte su tutti i passanti.
C'è come un piccolo blackout.
Ma le luci di Pražský hrad illuminano la notte, oltre il ponte, fungendo da guida per i viaggiatori. Sono anche più forti, più nitide... più numerose...
Un fuoco sale veros il cielo, schiarendo le nubi, come un lampo di festa.

"Le prove sono cominciate".
Alexis si volta verso di me e mi osserva, lo sguardo fisso, le mani appoggiate sulla ringhiera umida del balcone sulla Vltava.
"Lo spettacolo sta per cominciare...". Annuisco, mentre la barba bagnata dalle gocce d'acqua ondeggia nel vento gelido dell'inverno. Sulle rive del fiume c'è già il ghiaccio.
"Pensi che questa volta possa farcela? Xerses ci sarà? Il Primo lo aspetta da tanto tempo..."
Povera giovane fanciulla, timorosa, poco esperta di queste cose.
La mia risata è come un coltello di ghiaccio nella notte della città.
"Certo che verrà, come potrebbe fare altrimenti?".
E' un piano perfetto, mi dico, un piano eccezionale. Non può fallire.

Poco più in là, quella notte stessa.

Grezzo annusava l'aria, acquattato sulle gambe sopra ad un tombino di Staré Město, uno di quei vecchi tombini di ferro che porta chissà dove, nelle viscere della città, dove solo topi e creature mostruose possono muoversi.
"Dovremmo scendere, lo sai?".
L'alpha non prendeva mai bene i consigli degli altri, soprattutto quando il branco era in caccia. Ma Ossa Ritorte aveva ragione.
Grezzo annuì, poi infilò le dita nella maniglia del tombino e lo sollevò, con la facilità di un bambino che stappa il tubetto di caramelle. Il pezzo di acciaio, ornato in stile liberty, volò cinque metri più in là.
"Lo spettacolo sarà la sotto, ma non so se dovremmo scendere davvero. Dopotutto... non è il nostro territorio".
Grezzo fulminò l'altro lupo con lo sguardo, l'avrebbe spezzato: due osservazioni in mezzo alla battuta, stavano esagerando. Mobile, poi, era sempre troppo prudente quando non aveva il vantaggio del terreno.
"Andremo - la voce cavernosa dell'alpha risuono sul silenzio delle strade deserte e bagnate - andremo e li cacceremo"!
Il branco scese, ad un gesto di Grezzo.
Poi silenzio, sino ad un urlo, di rabbia, dolore e guerra.
Poi nulla.

17 aprile 2007

In Italia

Ero in Italia da qualche ora quando Derai mi informa che anche Lucas e Justin si sarebbereo uniti a noi nella visita, questo sembrava strano in fondo nessuno dei due aveva interesse nell'archeologia e inoltre nessuno dei due è cattolico, ma mi fa piacere rivederli in fondo dopo quello che abbiamo passato sento uno strano senso di cameratismo nei loro confronti. Ci incontriamo davnti all'albergo per poi recarci sul sito, con Justin c'è un alta persona è Gladstone l'attendente militare assegnatogli dall'esercito come interprete e guida. La catacomba è un luogo estremamente interessante e dopo una breve visita siamo pronti per andarcene . Improvvisamente Lucas si volta e torna ad osservare un mosaico e punta la torcia negli occhi di una delle immagini, da questi la luce viene riflessa su un unico punto, mi avvicino per vedere meglio in quel punto sembra che una delle pietre del muro possa muoversi. Provo a premerla ,ma non succede niente allora provo a tirarla e una delle pareti si apre rivelando un pasaggio purtroppo in quel momento dietro di noi arrivano numerosi uomini armati, Justin, Lucas e Gladstone hanno già le armi in pugno aprono il fuoco quasi contemporaneamente e riescono a neutralizzare il primo degli assalitori, purtroppo gli altri rispondono al fuoco ferendo Gladstone, non abbiamo scelta e ci arrendiamo questi uomini sembrano cercare noi, ma non riesco a trovarne una ragione. Ci obbligano a proseguire apriamo un altro paio di passaggi , poi ci troviamo di fronte ad una parete sulla quale c'è un bassorilievo del quale alcune figure sono tasti proviamo a ragionare un po' e ne proviamo alcuni, l'unica cosa che ottengo è di far scattare una trappola ed essere colpito da una freccia, poi dei rumori provengono dal passaggio dietro di noi sembra che Lucas e Gladstone stiano arrivando e da quel momento la mia memoria si fa confusa ricordo solo una grande furia e un desiderio di sangue che non avevo mai provato prima e la mia vista era offuscata. quando mi sono ripreso i corpi di tre dei nostri assalitori giacevano smembrati ai miei piedi, i miei vestiti sono stracciati, mi guardo in torno siamo rimasti solo noi Lucas e ferito in maniera piuttosto grave Justin è appoggiato ad una parete e tiene la pistola alta davanti a se sembra scioccato Derai e Gladstone sembrano stare decisamente bene quest'ultimo mi si avvicina e mi dice qualcosa che suona come "benvenuto in un mondo più grande cucciolo" e cerca di spiegarmi cosa sono diventato anzi ciò che stando a quello che dice sono sempre stato , mi ci sono voluti un paio giorni per riuscire a prendere in considerazione l'idea che avesse ragione
nei giorni seguenti ho deciso di prolungare la mia permanenza in Italia anche per restare al fianco di Justin che ha scoperto che una sua amica è sparita in Europa forse per raggiungere lui, Gladstone ha approfittato dell'occasione per iniziare a spiegarmi come sarebe stata la mia vita da li in avanti ed a insegnarmi alcune cose che mi sarebbero state utili. Così conobbi altri come me che iniziarono una sortra di addestramento. A quanto pare la nella mia vita non ci sarà più un attimo di pace:

Convinzioni errate

Ero convinto che i fantasmi non esistessero , ma le vicende di Moth park hanno mandato in frantumi questa mia convinzione .Ero convinto che dopo la notte dell'esorcismo tutto sarebbe tornato come prima e anche lì mi sbagliavo , la curia era decisa a togliermi dalla strada e dallo stare con la gente ,talmente decisa da propormi la carica di vescovo ,Fortunatamente il viaggio in Italia mi dava abbastanza tempo per tovare una risposta adatta. Ero convinto che ormai il parco fosse un luogo sicuro , ma nell'attraversarlo sono stato aggredito da uno strano animale,Ero convinto che la visita alla tomba paleocristiana scoperta a Torino sarebbe stata una passeggiata e invece ci siamo trovati di fronte un commando di persone che sembravano fin troppo interessati a noi. Ero convinto che Derai sapesse più di quanto dicesse, bhe qui in parte avevo ragione , ma era anche più di quanto ammettesse . Nonostante tutto nessuna di queste è la convinzione più errata che avessi . Ero convinto di essere umano

14 aprile 2007

Beth

Lo ricordo ancora, lo sento ancora sulla labbra il bacio che ti ho rubato il giorno prima di partire per l'Italia.
Ci eravamo persi di vista da tanti anni ormai, vite diverse, lavori differenti e una città come Chicago è talmente grande che è facile perdersi nella moltitudine di persone che la abitano.
Da sempre i nostri genitori cercavano di spingere per una nostra unione, quando io negli anni della nostra adolescenza ti ho sempre vista come un'amica e forse a causa dell'eccessiva insistenza di mia madre non mi ero mai guardato in fondo al cuore per semplice ripicca.
Di colpo sei riapparsa quando finii in ospedale dopo le vicende di Mot's Park e durante tutta la mia riabilitazione abbiamo parlato molto, mi sei stata vicino, ma in modo discreto quasi fossi timorosa di cosa io potessi avere in mente. Non sei cambiata, sei semplicemente diventata donna ed in quel momento di susseguirsi di fatti strani sei diventata senza che me ne accorgessi la mia ancora nella normalità, nella sicurezza che certe cose non cambiano e finalmente potevo tornare a sperare che prima o poi sarei riuscito a buttarmi alle spalle tutta questa follia., magari con il tuo aiuto ed il... tuo amore.
"Ti chiamo quando torno, d'accordo?" queste sono le parole che mi uscirono dalla bocca poco dopo aver allontanato le mie labbra ancora calde e leggermente umide dalle tue, poi mi sono voltato per guardarmi indietro solo qualche attimo e sorriderti.
Ancora non sapevo che forse era l'ultima volta.
Non dovevo partire, dovevo restare con te! Qui sta succedendo di tutto, sto impazzendo e questa follia ha raggiunto anche te oltreoceano, facendoti misteriosamente partire per l'europa e far perdere le tue tracce poco dopo, mi è stato detto che forse è tutto un piano prestabilito per qualcosa di terribile, una conseguenza degli avvenimenti di Mot's park.
Dio mio, sei sparita ed è colpa mia,
io ti ho trascinata in tutto questo!
Inconsapevolmente, te lo giuro!
Perdonami se puoi...
IO...
Io...
...



Te ne tirerò fuori, lo giuro.

Casi lasciati in sospeso

Dagli avvenimenti di Mot's park sono passate settimane e quasi la mia vita stava tornando "normale", dopotutto un serial-killer è qualcosa di reale, di umano, per quanto abietto.
Ricordo ancora alla perfezione il profumo della cera, il calore delle miriadi di candele che invadevano quella stanza rossa, in cui il sangue delle vittime si confondeva col pavimento, tre cadaveri dissanguati in nome di un Dio tutt'altro che misericordioso, ma con la stessa simbologia.
Quel bastardo non aveva lasciato nessuna traccia, a parte l'impronta dello stivale con cui aveva colpito violentemente la quarta vittima facendole sfondare la finestra con la schiena, mandando il corpo a sfracellarsi sulla strada sottostante. Per fortuna era già morta sgozzata.
Caso difficile, ma avevo bisogno di lavorare per non pensare e l' F.B.I. non tardò a farsi viva una profiler venne da me cercando riscontri tra le loro e le nostre indagini, mostrandosi stranamente disponibile, di solito è l'esatto contrario.
Come se non bastasse si fece risentire anche l'esercito, avevano bisogno di una mia testimonianza riguardo ad un vecchio caso risalente a quando ero in servizio e la cosa mi aveva fatto "guadagnare" un viaggio alla base militare di La Spezia in Italia, dove si sarebbe svolto il processo, che fortuna...
In attesa di ottenere risultati dalle "prove" raccolte e di partire ricominciai a dedicarmi al caso Logan che ormai definisco "Croce e Pistola", finalmente avevo i dati da raffrontare sulla famosa chiave, appartenente ad un tipo specifico di mobilia e prodotta e venduta in serie poco fuori città.
La coi dati di vendita sono riuscito a risalire ad un tale di nome Tomas Morran che per pura combinazione abitava proprio due piani sotto la vittima, una coincidenza? forse, ma non avevo altre piste. il giorno successivo mi recai col detective della omicidi Lenninghton nel palazzo, ma in casa non c'era nessuno e senza mandato non potevamo entrare, non mi arresi e tramite una vicina chiedi qualche informazione su questo Morran e venni a scoprire che non l'aveva, nessuno l'aveva mai visto, non c'era mai. Strano, troppo, un omicidio appena due piani sopra, una chiave trovata nello stomaco della vittima che potrebbe aprire il cassetto di un mobile nella casa di un "fantasma"... finalmente avevo un indizio.
Il mio entusiasmo fu frenato il giorno successivo quando mi venne comunicato che facevano storie per il mandato; la cosa si sarebbe risolta sicuramente, ma non prima di una settimana, giusto per quando sarei partito.
Quando si dice la fortuna...