04 dicembre 2007

Il tradimento

Le pedine sulla scacchiera avevano agito esattamente come si era aspettata. Non un solo alfiere si trovava distante dalle sue previsioni, ora. E presto sarebbe stato scacco matto.
Il portale la depose a pochi metri da coloro che aveva appena tradito.
Sciocchi. Illusi. Idealisti.
Forse Gamble sarebbe potuto essere un buon compagno, ma le vicende si erano affrettate imprevedibilmente con la scoperta della reliquia. Voleva tenerselo lì per qualche altro mese ma, ormai, la Discesa era incominciata e certi eventi sfuggivano al suo pur raffinato controllo. Il Maestro, probabilmente, avrebbe trovato un rimedio anche a quello, ma non si è allievi senza un buon motivo.
Si voltò con un ghigno di soddisfazione sul volto, osservando il terzetto, misto di lupi mannari e maghi: quell’unico mago la preoccupava più dell’intera massa di folto pelo rabbioso degli altri due.
Sapeva quel che valeva.
Un mago non va mai trascurato.
Quando il Maestro e aveva annunciato i preparativi per convocare a loro Colui-Il-Cui-Nome-è-Perso-Nelle-Tenebre, lei aveva riportato alla memoria del Concistoro l’antica profezia: molti l’avevano dimenticata, ma non il Maestro. Tuttavia, nessuno riusciva a comprendere chi fossero i tre. Ma dopo aver visto la caduta di Derai, che era un mago potente, sotto i colpi di quei tre mentecatti, nella sua mente i veli dell’Oblio e del fato s’erano dipanati. Ecco i Tre. Erano loro. Ne era certa.
Aveva ordito quel piano, manovrando in silenzio la cabala ed il branco, studiando le difese, penetrando nella fiducia degli altri cinque, sino a portare il colpo finale.
Nonostante la fretta che aveva caratterizzato quegli ultimi giorni, Maria era sicura che gli incastri si fossero mossi perfettamente in sincronia: aveva trascorso giorni interi su questo compito, nulla poteva sfuggirle.
Dodici lupi a lei fedeli, il Maestro e tutto quanto avevano a disposizione nel loro eremo, ecco cosa attendeva in quegli istanti i tre compagni di viaggio della spietata strega. Il successo era a un passo da lei, subito oltre l’altare.
Aveva studiato la zona in modo che la materializzazione al di là del portale li separasse sottilmente: l’altare di pietra nera, un monolite dalle proporzioni aggraziate e dalla superficie liscia, sulla quale si erano spente innumerevoli vite, separava Maria da Gamble, Aloisi e Coleman. Su di esso erano poggiate le tre reliquie, il frutto di ricerche secolari, le lame che avrebbero reciso una volta per tutte le catene che ancora stringevano il loro Signore, donandogli tutto l’immenso potere, all’istante.
Al fianco della donna, avanzò il Maestro, reggendo la sottile bacchetta di cristallo puro, cresciuta in millenni di attesa nelle grotte della distante Barcellona. Ululati, una selva di ululati che avrebbero fatto fuggire i più valorosi combattenti, si alzò attorno a loro: ululati di guerra, di battaglia e di trionfo. Anche i lupi sapevano ordire trappole raffinate.
L’ululato crebbe, mentre i loro corpi fremevano per la battaglia.
Il sorriso di Maria si aprì nel ghigno spietato del trionfo.
Quando Aloisi salto oltre l’altare, impugnando l’antica lama per lanciarsi contro di lei, in preda alla più primitiva e feroce delle furie, Maria rimase a fissarlo, i denti scoperti, come se dubitasse che quell’attacco fosse proprio per la sua gola.

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